I partiti di destra guadagnano voti; i gruppi fascisti guadagnano fiducia. La causa è la crisi del capitalismo. Come lottare?

Gli attentati terroristici fascisti e i dibattiti mediatici transfobici suscitano una giusta rabbia. Molti lavoratori e giovani sono disgustati, destabilizzati e vogliono fare qualcosa contro tutto questo. Per milioni di persone in Svizzera la discriminazione razzista o sessista è una stancante quotidianità. I partiti di destra come l’Alternativa per la Germania (AfD), l’UDC in Svizzera o il RN in Francia ottengono numerosi voti. È per questo che i politici e i media di sinistra mettono urgentemente in guardia contro uno slittamento verso la destra, e perfino contro la minaccia del fascismo.

I comunisti dicono: dobbiamo difenderci insieme! L’attacco contro uno solo di noi è un attacco contro tutti noi. Ma l’allarmismo aiuta solo il nemico. Per questa ragione, qui spiegheremo che cos’è il fascismo, se rappresenti un pericolo imminente e come possiamo lottare oggi.

Un sistema moribondo e marcescente

Perché i partiti, le persone e le idee di estrema destra hanno il vento in poppa? La causa è il ristagno del capitalismo. Quando un sistema sociale è in profonda crisi e non offre più né stabilità né progresso, le idee divisive e retrograde possono trovare un terreno fertile. La classe operaia e la piccola borghesia (gli indipendenti, i proprietari di PMI, ecc.) soffrono la disoccupazione, la penuria di abitazioni e l’inflazione. Quando le persone diventano insoddisfatte della loro vita, cercano dei cambiamenti sociali e si sentono attratte dalla politica che propone dei capri espiatori. La borghesia sfrutta astutamente questa situazione e la utilizza per dare vita a campagne diffamatorie e a una politica di divisione.

La classe dirigente diventa incapace di governare come prima. Ogni pandemia, crisi energetica e salvataggio di banca mina la fiducia nelle istituzioni borghesi. Queste ultime hanno difficolta a mettere in opera il loro programma capitalista con la stampa liberale, il Parlamento e la politica di sottobanco. Il dominio della borghesia sulla società è rimesso in dubbio nelle elezioni e votazioni, negli scioperi e nelle manifestazioni di massa.

Dividere per regnare meglio

Per conservare il proprio potere, la classe dirigente è pronta a usare ogni mezzo necessario. Quando non ha più scelta, la borghesia si appoggia su ogni ideologia o istituzione reazionaria immaginabile: la Chiesa, la polizia o perfino il fascismo. È per questo che punta sempre di più sul razzismo, il sessismo e l’omofobia: l’UDC tenta di scaricare sugli stranieri la responsabilità della penuria di alloggi e dei salari troppo bassi, e i reazionari promettono di restaurare la stabilità sociale con i ruoli di genere e le strutture familiari tradizionali.

Per salvare il capitalismo, la destra aizza la piccola borghesia e certi strati della classe operaia contro i gruppi storicamente più oppressi. Gli stranieri, i musulmani, le persone LGBT e le donne soffrono particolarmente a causa della crisi sistemica. Con l’aumento della discriminazione reazionaria, la loro vita è diventata un inferno. L’unica soluzione risiede nella lotta comune della classe operaia.

E la sinistra?

Nonostante tutto, il panico e l’isteria sono fuori luogo. La società non scivola verso destra: si polarizza. Le idee e le soluzioni «estreme», di tendenza radicale, diventano più popolari, mentre il «centro politico» si sgretola. L’aumento del numero di voti per i partiti razzisti è solo un lato della medaglia. Ciò che è ben più importante, è che la classe operaia entra in lotta, un paese dopo l’altro!

Certo, negli Stati Uniti Trump è stato eletto, ma un’ondata di scioperi (industria dell’automobile, fast-food, ecc.) si è comunque riversata sul paese. Certo, in Germania l’AfD potrebbe diventare il secondo partito più importante, ma i settori della raccolta dei rifiuti, degli ospedali e dei trasporti pubblici sono paralizzati dagli scioperanti. Si stima che tra il 20 e il 30% dei giovani oggi sostengono il comunismo! C’è un enorme potenziale per una politica della classe operaia. Quelli che lo ignorano e guardano solo a destra sopravvalutano la forza dei nostri avversari e sceglieranno dunque una strategia inadatta.

Le percentuali dei voti nei sondaggi o nelle elezioni riflettono solo in maniera distorta i veri rapporti di forza. I partiti di destra guadagnano spesso dei seggi in parlamento semplicemente perché gli elettori dei partiti liberali e riformisti sono rimasti a casa, delusi. Là dove la destra guadagna nuovi voti, si tratta spesso di elettori in protesta, che potrebbero essere guadagnati anche da una politica di classe radicale. Questi partiti progrediscono dunque perché i partiti di sinistra non propongono alternative al sistema. Perciò, guardando più da vicino, la forza della destra si rivela consistere nella debolezza della sinistra.

Ora, le vittorie elettorali dei partiti di destra incoraggiano i gruppi di estrema destra che agiscono sempre più violentemente contro gli stranieri, le persone LGBT e quelle di sinistra. I comunisti della TMI a Trieste in Italia sono stati recentemente aggrediti fisicamente. Ma questi gruppi sono piccoli e ciascuna delle loro manifestazioni può essere stroncata sul nascere da mobilitazioni di lavoratori e di giovani 100 volte più grandi. Nel 2021, per esempio, 200’000 lavoratori hanno manifestato a Roma una settimana dopo l’attacco fascista alla sede della confederazione sindacale. I piccoli gruppi fascisti non sono in nessun caso all’altezza della forza organizzata della classe operaia, che difende con sicurezza le sue organizzazioni.

Cos’è il fascismo?

Con una strategia corretta possiamo sconfiggere la destra. Per fare questo, c’è bisogno di una vera comprensione del nemico; utilizzare alla leggera termini come (proto-, neo-, post-) fascismo comporta degli errori di valutazione politica disastrosi. Per i marxisti, il «fascismo» ha una definizione precisa e non è solo un insulto o la «variante peggiore» della politica di destra.

È un errore voler definire il fascismo sulla base della sua ideologia. I programmi dei movimenti fascisti sono delle collezioni di idee retrograde e senza una gran coerenza. D’altra parte, il fascismo non ha il monopolio delle idee reazionarie: anche i partiti borghesi «normali» sono razzisti, nazionalisti e sessisti. L’elemento determinante è piuttosto la base sociale del fascismo e il suo ruolo nella lotta di classe.

Il fascismo, inteso nella sua prima apparizione in Italia durante gli anni Venti del Novecento, ha come base un movimento di massa piccolo-borghese e come obbiettivo la distruzione di tutte le organizzazioni della classe operaia. Può prendere il potere solo in certe condizioni sociali. Solo dopo che la classe operaia ebbe tentato senza successo di prendere il potere e fu sfiancata, il fascismo divenne una minaccia seria. Le classi dirigenti tedesca e italiana hanno affrontato la spinta rivoluzionaria dopo la Grande Guerra, ma erano incapaci di placare la lotta di classe e perciò di proteggere i profitti delle loro aziende. Perciò hanno puntato sul fascismo.

Il fascismo riuscì a mobilitare gli strati piccolo-borghesi: bottegai, studenti, malviventi e altri elementi emarginati. Questi gruppi erano delusi dal capitalismo ma anche dalla classe operaia, che ritenevano responsabile dell’instabilità sociale. Il fascismo aveva un peso sociale nelle strade, e questo lo rendeva attrattivo per la classe dirigente che, in quanto piccola minoranza, lascia sempre fare agli altri il lavoro sporco al posto suo. Il movimento fascista se la prese con i sindacati, con le cooperative e con le sedi dei partiti della classe operaia e li smantellò con durezza assoluta.

Fascismo o populismo di destra?

E oggi com’è la situazione? Un movimento fascista attualmente non è nei programmi!

I successi di Trump, Meloni, Le Pen, l’UDC o l’AfD non costituiscono un’avanzata del fascismo. Poco importa che i leader di destra abbiano simpatie per Hitler e Mussolini o che vogliano essere dei dittatori: i rapporti di forza tra le classi non permetterebbero loro di realizzare queste fantasie. L’UDC non è fascista solo perché la presidente della sua sezione di Winterthur lascia che i fascisti di «Junge Tat» gestiscano i suoi social media. Non ha un movimento di massa piccolo-borghese per le strade in grado di realizzare progetti di rovesciamento. La classe operaia ha continuato a crescere nel corso degli ultimi 100 anni e stroncherebbe sul nascere ogni tentativo di presa di controllo fascista. La borghesia non osa nemmeno dare il via libera al fascismo, per paura di provocare la classe operaia.

Queste figure di destra non sono dei fascisti, ma dei populisti di destra. Sono degli affabulatori pronti a presentarsi come degli oppositori all’establishment. Non hanno nessuno scrupolo a fomentare e usare qualsiasi pregiudizio per la loro carriera politica. Una volta al potere, seguono i diktat del capitale e non possono mantenere le loro promesse.

Conducono allora una politica completamente reazionaria, ma con i mezzi dello Stato borghese, come fanno i partiti «liberali». Siccome la demagogia di destra non apporta nessun miglioramento alle condizioni di vita e non costituisce una vera alternativa al sistema, generalmente viene sanzionata una volta al potere.

Nel corso del prossimo periodo, la classe operaia avrà numerose occasioni di prendere il potere attraverso la rivoluzione. La sua combattività aumenta di giorno in giorno, ragione per cui ogni pessimismo è fuori luogo e i comunisti oggi ce la mettono tutta per preparare la rivoluzione del nostro tempo.

Come lottare al giorno d’oggi?

Vinceremo contro il fascismo e il populismo di destra adottando sistematicamente il punto di vista della classe operaia. Questo significa che la lotta contro la destra dev’essere condotta come una lotta della classe operaia contro i capitalisti, e questo necessita di discostarsi chiaramente da ogni tipo di politica borghese.

La crisi organica, unita alla collaborazione dei partiti riformisti con i borghesi, ha condotto all’ascesa dei populisti di destra. I partiti di governo di tutti i colori attaccano la classe lavoratrice, indeboliscono la sua resistenza con ideologie di divisione e difendono gli interessi del capitale, se necessario perfino con la violenza della polizia. Questa politica apparentemente «senza alternativa» nutre le idee reazionare all’interno della classe operaia e della piccola borghesia. Il peggioramento delle condizioni di vita suscita malcontento, e se i riformisti non propongono alternative, lasciano campo libero ai populisti di destra.

C’è bisogno di un programma comune per il miglioramento delle condizioni di vita della classe operaia al fine di rimuovere ogni fondamento alla politica di divisione della destra. Solo il programma comunista offre soluzioni reali ai problemi del capitalismo. Grazie all’espropriazione delle grandi aziende e delle banche, possiamo rimediare alla penuria e alla miseria. La pianificazione dell’economia in maniera democratica è il solo modo di evitare la peggior crisi climatica e di ridare speranza nel futuro. Ciò pone le basi per una nuova convivenza, in cui le cicatrici secolari della società classista possono essere superate: ruoli e generi rigidi, sessismo e xenofobia.

Questo programma, necessario contro il populismo e il fascismo di destra, è inaccettabile per i liberali. L’avversione dei liberali verso la destra è eclissata mille volte dalla loro paura della classe operaia: i liberali si impegnano solo in alleanze che non rimettano in dubbio la proprietà privata e la politica di crisi borghese. Tali alleanze della classe operaia con dei borghesi «antifascisti» o «democratici» si chiamano «fronti popolari». I fronti popolari sono storicamente falliti perché hanno legato le mani della classe operaia e dato una legittimità apparente alla retorica anti-establishment della destra. Non possiamo nemmeno confidare nello Stato per tenere in scacco i populisti di destra e i fascisti sul piano poliziesco e giuridico, perché lo Stato è lo strumento della classe dirigente.

I Trump e le Le Pen verranno sconfitti organizzando la lotta della classe operaia per le sue condizioni di vita e i suoi diritti democratici. Noi puntiamo su un fronte unico, un’alleanza di combattimento tra tutte le forze proletarie con l’obbiettivo di condurre azioni specifiche contro i gruppi fascisti, le leggi reazionarie o altri obiettivi concreti. Se ogni mobilitazione è utilizzata per elevare la coscienza di classe, questa rinforza i lavoratori e li collega a tutti i gruppi oppressi che hanno un interesse comune a rovesciare il capitalismo.