Domenica pomeriggio, l’aviere in servizio attivo dell’Air Force statunitense Aaron Bushnell si è dato fuoco davanti all’ambasciata israeliana a Washington, per protestare contro la complicità dell’imperialismo statunitense con la guerra a Gaza. La notizia di questo atto di abnegazione coraggioso da parte di un singolo individuo ha avuto una forte eco nei cuori di centinaia di milioni di uomini e donne.
Questi uomini e donne provano la stessa profonda disperazione di fronte alle scene del genocidio commesso a Gaza; l’impotenza di fronte all’uso della forza militare collettiva dell’imperialismo occidentale volta a schiacciare e uccidere un piccolo popolo oppresso; provano la stessa rabbia soffocante nei confronti dei nostri politici capitalisti assetati di sangue qui in Occidente che hanno permesso questo massacro.
Giovedì mattina, il 25enne Aaron Bushnell, ingegnere informatico e della cybersicurezza dell’aeronautica militare statunitense, ha contattato diversi giornali dichiarando la sua intenzione di togliersi la vita in segno di protesta:
“Mi chiamo Aaron Bushnell, sono un aviere in servizio attivo dell’Aeronautica degli Stati Uniti e non sarò più complice di un genocidio. Sto per compiere un atto di protesta estremo ma, se paragonato a quello che la gente sta vivendo in Palestina per mano dei loro colonizzatori, non è affatto estremo. Questo è ciò che la nostra classe dirigente ha deciso che sia normale”.
Di fronte all’ipocrisia degli imperialisti, che predicano “democrazia” e “diritti umani” mentre armano fino all’osso il regime omicida di Netanyahu, Bushnell, che era un anarchico, ha giustamente attribuito la colpa a chi di dovere: alla classe dirigente.
Il video degli ultimi istanti di Bushnell, mentre si avvicinava ai cancelli dell’ambasciata israeliana, è una visione straziante. Inizialmente visto su Twitch da poche decine di spettatori, i successivi upload del filmato sono stati visti da milioni di persone. Anche mentre le fiamme inghiottono il suo corpo, Bushnell grida: “Palestina libera! Palestina libera!”. Queste sono state le sue ultime parole.
Oltre a questa scena di un giovane nel fiore degli anni che rinuncia a tutto per portare l’attenzione sulle sofferenze del popolo palestinese, il video ha anche catturato il penoso spettacolo di un agente di polizia in borghese o di un addetto alla sicurezza dell’ambasciata che ha puntato una pistola contro l’uomo ormai morente, chiedendogli di “mettersi a terra”.
Immediatamente, le autorità e i media hanno cercato vergognosamente di confondere le acque, utilizzando il tipico linguaggio orwelliano a cui siamo abituati da quando è scoppiata la guerra contro Gaza.
ABC News ha parlato di una “apparente ‘protesta politica’”, le virgolette sono del tutto personali. Altri hanno fatto notare che “nessun membro del personale dell’ambasciata israeliana è stato ferito” e che una squadra di artificieri è stata chiamata per controllare un “veicolo sospetto” nella zona – insinuazioni che suggeriscono che la sicurezza dell’ambasciata e del suo personale fosse in qualche modo minacciata.
La polizia metropolitana di Washington, nel frattempo, ha pubblicato un rapporto sull’incidente in cui si parla di un uomo con “problemi mentali” che camminava fuori dall’ambasciata prima che Bushnell si desse fuoco. I Servizi Segreti hanno riferito di aver ricevuto segnalazioni di una persona che “sta vivendo una possibile emergenza medica/mentale”. Molti organi di stampa hanno ripreso diligentemente questa notizia, in uno sporco tentativo di minare la protesta di Bushnell suggerendo che si trattasse delle azioni di un uomo non sano di mente.
Queste azioni non sono il prodotto di una malattia mentale, ma di una profonda frustrazione e rabbia, lo stesso sentimento che arde nei cuori di milioni di lavoratori e giovani. Siamo stanchi degli omicidi di massa e delle menzogne dei media e dei politici capitalisti, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, che tentano di infangare l’immagine di chi sta dalla parte della Palestina, giustificando il massacro di Israele.
Ma il messaggio di Bushnell al mondo non era semplicemente di rabbia, ma mostrava anche la necessità disperata e impellente di fare qualcosa di fronte a tutta questa ingiustizia. Nel suo ultimo post sui social media, Bushnell ha scritto parole forti:
“A molti di noi piace chiedersi: “Cosa farei se fossi vivo durante la schiavitù? O nel Sud di Jim Crow? O dell’apartheid? Cosa farei se il mio Paese stesse commettendo un genocidio?”. La risposta è che lo state già facendo. Proprio adesso”.
Di fronte agli orrori dell’imperialismo, milioni di persone sentono il bisogno di agire. Ma come individui, sembriamo impotenti a fermare la forza simile a un schiacciasassi del gigante imperialista.
Non si può immaginare un esempio di protesta individuale più forte di quello di Aaron Bushnell, che sarà ricordato per sempre. Ciò che serve ora è un’espressione organizzata, che raccolga tutta questa rabbia in una forza potente e invincibile: un partito rivoluzionario che possa sfidare e rovesciare questo sistema capitalista marcio e l’intera banda di criminali di guerra imperialisti, da Biden a Sunak, Macron, Scholz, Trudeau – tutti quanti.
L’impatto della morte di Bushnell è dimostrato dall’immensa ondata di simpatia e sostegno sui suoi social media. I messaggi di solidarietà di migliaia di commentatori hanno rivelato quanto siano state sentite le sue azioni:
“Ho provato quello che provi tu, nessuno sembra ascoltare o preoccuparsi abbastanza per fermare questo genocidio”.
“Vergognati, Joe Biden. Vergognati, Blinken. Assassini!”.
“Il tuo corpo bruciato vivo sarà l’inizio di una rivoluzione vulcanica per fermare l’ingiustizia e sostenere gli oppressi”.
Questo è lo stato d’animo di milioni di persone. Le grida di Bushnell “Palestina libera” riecheggeranno a lungo dopo la sua morte. Ciò che serve è proprio una “rivoluzione vulcanica”, come sottolinea il commento precedente, che incanali la giusta rabbia di milioni di persone che si oppongono all’ oppressione senza fine generata dal capitalismo e dall’imperialismo in patria e all’estero.
La protesta di Bushnell è la più recente di una lunga storia di autoimmolazioni contro la guerra e l’oppressione imperialista. Proteste simili sono state effettuate durante la guerra del Vietnam, sia da manifestanti statunitensi che vietnamiti.
Più recentemente, il venditore ambulante tunisino Mohamed Bouazizi nel 2010 che si diede fuoco contro la povertà e l’umiliazione che lui, come altri milioni di persone, avevano subito per mano del regime – è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso del movimento rivoluzionario scoppiato in Tunisia, inaugurando la Primavera araba e la caduta dei dittatori.
Oggi, la distruzione di Gaza sta radicalizzando milioni di persone in Medio Oriente. I regimi di tutta la regione sono appesi a un filo. La possibilità di una nuova primavera araba è nell’aria e terrorizza gli imperialisti.
Sviluppi rivoluzionari simili sono all’ordine del giorno in tutto il mondo. La questione di Gaza è diventata un fattore chiave nella radicalizzazione di centinaia di milioni di persone. Lo stesso stato d’animo si sta sviluppando ovunque. Ciò che serve è un’organizzazione e un chiaro programma rivoluzionario per espropriare i capitalisti e portare avanti una rivoluzione comunista. Solo questo può trasformare la rabbia e la disperazione in speranza rivoluzionaria e in una forza che cambierà la società.
Suisse — ✏ la scintilla svizzera — 29. 01. 2024
Nord America — ✏ Revolutionary Communists of America — 17. 11. 2024
Nord America — ✏ Alan Woods, marxist.com — 08. 11. 2024
Medio Oriente — ✏ Jorge Martin, marxist.com — 02. 10. 2024
sciopero — ✏ Dario Dietsche, Berna — 21. 08. 2024